mercoledì 30 gennaio 2019

Dal Web 25/01/2019 " Ponte Morandi: ecco cosa dicono sul crollo i tecnici svizzeri dell’Empa "

Ponte Morandi: ecco cosa dicono sul crollo i tecnici svizzeri dell’Empa

Chiara Rossi 25 Gennaio 2019









Secondo quanto riportato dalla perizia svizzera richiesta dalla autorità giudiziaria, la causa del crollo del ponte Morandi non sarebbe riconducibile agli stralli, che si sarebbero spezzati nella loro parte meno deteriorata. 
Gli stralli del ponte Morandi di Genova, i tiranti trasversali in cemento armato destinati a rinforzare l’opera, non sarebbero la causa del crollo: erano sì corrosi, ma si sarebbero rotti nella parte “sana”. È quello che emerge dal rapporto dell’Empa, il laboratorio svizzero incaricato dall’autorità giudiziaria di esaminare i reperti provenienti da Genova.

LE CAUSE DEL CROLLO DEL PONTE MORANDI DA CERCARE ALTROVE

Secondo la ricostruzione riportata dal Sole 24 Ore, che da conto dei risultati delle analisi dell’Empa, le ragioni del crollo andrebbero dunque cercate in un’altra componente, che poi avrebbe forzato lo strallo. Dal rapporto dell’Empa emerge come la parte di strallo che si è rotta mostri “evidenti differenze” rispetto al caso di un cedimento strutturale.
L’accaduto riguarda in particolare la pila 9, la cui sommità (andata distrutta nel crollo) è quella vicina più vicina alla parte dello strallo che si è rotta. Ma la pila era una delle parti meno sollecitate del viadotto: è possibile che abbia ceduto perché sbilanciata a sua volta dalla rottura di un altro elemento della struttura, origine del crollo.

STESSA CONCLUSIONE DEL MIT

La posizione del laboratorio svizzero non si discosta troppo da quella cui è giunta la commissione del Ministero dei Trasporti (qui la relazione completa), secondo cui tra le cause del crollo non vanno annoverati gli stralli. Per la commissione ispettiva del Mit “la causa primaria del crollo del ponte Morandi non va ricercata tanto nella rottura di uno o più stralli, quanto in quella di uno dei restanti elementi strutturali (travi di bordo degli impalcati tampone o impalcati a cassone) la cui sopravvivenza era condizionata dall’avanzato stato di corrosione presente negli elementi strutturali”.

A SOSTEGNO DELLA PERIZIA SVIZZERA

“Quello che è finora emerso dalle analisi di Zurigo sembrerebbe confermare che il cedimento degli stralli non sia la causa primaria del crollo del Ponte” aveva già convenuto in precedenza Giuseppe Mancini, coordinatore dei periti di Autostrade per l’Italia e professore ordinario di Tecnica delle Costruzioni presso il Politecnico di Torino. Il professore ha poi aggiunto: “Interpretando quanto riportato nella nota del laboratorio di Zurigo, con una corrosione media del 50% della totalità della sezione resistente dei fili ci sarebbe ancora un ampio margine di capacità resistente, tale da non poterne causare la rottura”.
A dicembre anche un altro accademico, il professor Gianmichele Calvi, ordinario di Tecnica delle Costruzioni presso l’Università di Pavia ed esperto internazionale di tecniche della costruzione e di ingegneria sismica, aveva sostenuto questa ipotesi: “Per arrivare a far collassare uno strallo come questo è necessario ridurre del 70% tutti i cavi che stanno al suo interno. È un numero così alto che è difficile pensare che possa essere stato questo ciò che è avvenuto perché fino a quel punto si hanno grandi spostamenti, ma l’impalcato resta in piedi”. Il professore aveva formulato questa ipotesi anche simulando le cause del crollo del Ponte Morandi grazie all’utilizzo di un innovativo software di analisi strutturale (Extreme Loading for Structures).

FORSE IMPALCATO A CASSONE LA CAUSA DEL CEDIMENTO

Come conclude oggi il Sole 24 Ore “potrebbe essere stato l’impalcato a cassone il primo a cedere, magari a causa o col concorso di un fattore esterno non dipendente da Aspi“. Tra le ipotesi era circolata anche quella della caduta sull’asfalto di una pesante bobina di metallo trasportata da un autoarticolato.


 Commento,

qui di seguito uno stralcio di una lettera scritta al Commissario Bucci il 25/11/2018


"Sono rimasto stupito dal comportamento del pilone, non so se la struttura del pilone sia stata calcolata come un telaio o se ciascuna delle due parti, ed intendo i due sbalzi laterali,siano stati calcolati in maniera di resistere ad un eventuale mancanza dell'altro.
Mi spiego meglio, è possibile che una parte di sbalzo sia stata tenuta in conto per tenere in equilibrio il pilone stesso,"

mercoledì 16 gennaio 2019

Il Secolo XIX del 13/01/2019 " Primo test superato, demolizione vicina per ponte Morandi "




Nelle chiacchiere delle ipotesi fatte in passato sui giornali si ipotizzava di demolire il troncone ovest tagliandolo a pezzi e calare a terra poi i pezzi con le gru, ergo già allora ipotizzavano che il ponte rimasto potesse  sopportare i carichi che normalmente ogni struttura deve sopportare in fase di collaudo, poichè scrivo queto commento conosco l'esito delle successive prove con i carichi maggiorati di 11 tonn. si può dedurre che il troncone rimasto può sopportare tutti i carichi che si affidano alle strutture per l'esercizio pubblico delle strutture stesse.

domenica 13 gennaio 2019

Il Secolo XIX on line del 12 Gennaio 2019 " Morandi un mezzo radiocomandato per le prove di stabilità "

Da Il Secolo XIX on line

12 Gennaio 2019

Morandi, un mezzo radiocomandato per le prove sulla stabilità del moncone ovest

Video Alberto Maria Vedova

Genova - Sono scattate stamattina le prove di carico sul moncone ovest del Morandi, necessarie e propedeutiche alla demolizione della struttura. Per effettuare il controllo sono stati impiegati due carrelli radiocomandati.
I due carrelli radiocomandati, composti ognuno da motore e sei assi per un peso di 31 tonnellate ciascuno, sono stati assemblati all’uscita della galleria che porta al viadotto Morandi. Uno per ciascuna carreggiata. Sui carrelli sono state installate telecamere per verificare il posizionamento in remoto. L’operatore ha manovrato a distanza un carrello per volta tramite un radiocomando, prima sulla careggiata nord e successivamente sulla sud. La prova di carico è stata effettuata posizionando ogni singolo carrello in postazioni prestabilite in modo da poter misurare le deformazioni dei singoli impalcati del viadotto spiegano in una nota le società che procedono nella demolizione.
«Le misurazioni sono state effettuate con precisione millimetrica grazie
ad un sistema di teodoliti (lo strumento ottico per la misurazione delle deformazioni degli impalcati). Le fasi successive della prova di carico che saranno eseguite domani prevedono di utilizzare lo stesso sistema di carrelli con l’aggiunta di un contrappeso per ogni carrello pari a 11 tonnellate».
Corso Perrone, durante l’intervento, sarà chiusa al transito veicolare e pedonale tra via Dei Laminatoi e il civico 74 rosso fino a cessate esigenze. Ma le aziende che si occupano della demolizione contano di concludere le prove entro la fine del weekend. Quindi è probabile che la chiusura si estenda anche a domani.






Un paio di giorni fa ho scritto una mail a Rai 3 a proposito del silenzio sui risultati ottenuti dalla lettura dei sensori applicati ai resti del ponte , risultati delle letture giornaliere.

domenica 6 gennaio 2019

Il secolo XIX 06/01/2019 "Ponte demolitori in pressing per avere il contratto unico "



Leggendo l'articolo di eiri del Il Secolo XIX sembrava che fosse il Commissario Bucci a volere un unico contratto. La nave Concordia è stata smantellata in un bacino con impianti tecnologici idonei allo scopo.
Un cantiere edile è tuttaltra cosa.
Non si conosce o non ce lo vogliono dire  cosa dicono i sensori applicati, i rilevamenti vanno fatti giornalmente c'è un grande e inconcepibile silenzio , ma restando inibito l'accesso alle case sgombrate si è portati a pensare che esista un pericolo imminente per non lasciare l'accesso ai fabbricati.
Il costruire le torri per stabilizzare le parti est delle torri non inficerà nessuna prova, anzi il tirare giù " gli stralli " potrebbe aiutare a capire le cause del crollo.

Ma costruire le torri potrebbe essere pericoloso se i piloni sono da considerare a rischio.

Il Secolo XIX 05/01/2019 " Contratto unico Salini e Fincantieri dicono di no a Bucci "


Qui viene a galla l'inesperienza e l'arroganza del Commissario Bucci e andando indietro nel tempo della frangia 5 Stelle del governo. Sono loro che hanno voluto i contratti separati ora si accorgono che gestirli è estremamente  complicato, oneroso e che i ricostruttori devono forzatamente aspettare i demolitori , le penali salate minacciate non accellereranno i tempi e il continuare a dire che lavoreranno notte e giorno mi spaventa perchè un cantiere edile di notte deve far paura e non bisogna mettere a repentaglio la vita degli operai soprattutto per le demolizioni aeree.
Doveva  il Commissario dare un unico appalto con un solo responsabile , poi per le demolizioni se Salini non poteva farle in proprio poteva sub appaltarle agli attuali demolitori che avrebbero dovuto fare un ribasso al limite del 20% agli appaltatori generali  del contratto..
Ma avrebbe avuto buon gioco l'Autostrade che era e resta l'unico interlocutore che poteva ricostruire con cognizione di causa.
Chi pagherà la differenza di costo tra gli attuali appaltatori e quelli che sono stati messi fuori che proponevano prezzi minori? . Purtroppo parlando di valori in euro i milioni di differenza non sembrano tanti ma rapportati alle lire 1 milione di euro  vale circa 2 miliardi di lire.