Crollo del Morandi, l’intercettazione: “Ho
chiesto: rischiamo catastrofi? Hanno indicato il ponte di Genova sul
pc”
Il colloquio tra Roberto Salvi e il padre Luciano è stato
acquisito dagli inquirenti. Il primo per Atlantia aveva compilato il
catalogo rischi nel 2013: “Io non ero mai andato a Genova, mi
dicevano che c’erano sensori e controlli e i dirigenti sapevano”
Matteo Indice 16 Aprile 2021
Genova – Il Ponte Morandi, cinque anni prima della strage, era
considerato una potenziale «catastrofe», da
inserire come tale nei cataloghi di rischio compilati da Autostrade
per l'Italia e da Atlantia. E quel pericolo legato a «ritardate
manutenzioni» è stato edulcorato negli anni da manager i
cui nomi vengono ora snocciolati al telefono.
Questi dettagli emergono da una delle intercettazioni che l'altro
ieri sono state formalmente ammesse nel processo sulla strage del 14
agosto 2018 (43 vittime). La conversazione selezionata dagli
inquirenti è fra Roberto Salvi e il padre Luciano.
Salvi (mai indagato) è uno degli estensori materiali, in qualità
di membro dell'audit Atlantia, dei cataloghi nei quali erano
classificati i pericoli per ciascuna delle infrastrutture gestite
sulla rete Aspi.
Telefona al padre il 28 marzo 2019 alle 7.01,
dopo un lungo confronto con la Finanza: «Bene che ci sia la
segretezza... nel mio caso, se avessero dato al legale di Autostrade
una copia del mio interrogatorio... sicuramente avrebbe fatto un bel
giro di mani, capito?».
Spiega d'aver rischiato un
contro-esame aziendale e il padre lo interrompe: «Infatti,
perché entrano in gioco anche quegli str... il management». E
Roberto: «Questi potevano fare le verifiche, perché non le hanno
fatte? ...Diranno: "Perché ho avuto altre priorità",
perfetto! Chi te le ha date le altre priorità? Capisci? Se tu avevi
contezza che questi erano dei rischi alti (intende quelli che si
correvano per il Morandi, ndr), con che criterio si è fatto questo e
non si è fatto quello? Devono rispondere!... Non si sono mai posti
il tema, se questo rischio alto era il caso di fare delle verifiche
... Il catalogo viene poi addirittura approvato dentro il Comitato...
possibile che nessuno alzava il dito e ha detto: signori, ma abbiamo
preso tutti rischi alti in questo piano di audit?».
«Pensavo ci fossero i sensori»
Ripercorre poi ciò che ha spiegato ai finanzieri e che stava
dietro la classificazione del Morandi, palesando come da tempo fosse
il principale spauracchio. «Io non ero manco mai andato a Genova, a
vedere questo ponte... mi hanno detto fai un'analisi sui rischi
catastrofali, ho detto ok ma mi sono posto il problema... quali
possono essere eh, non lo so... per esempio quello della caduta di un
aereo sull'autostrada... che scavando scoppia una conduttura e tutti
i lavoratori muoiono eh... magari un ponte che cade... Allora vado da
quello che si occupa dei ponti: "Ma secondo te c'è qualche
ponte... potrebbe esserci una catastrofe?».
E il collega rispose: «L'unica catastrofe è questo
qua...». Insiste, Roberto Salvi: «Guarda, mi apre il computer, mi
fa vedere (l'infrastruttura che viene mostrata è il Morandi, ndr)...
"Vedi questo qua... passa sopra la ferrovia, sopra i palazzi e
ti rendi conto da solo che se cade qualcosa..."..
Da quel momento lo abbiamo portato avanti come tema... né
l'amministratore né nessun altro ha detto no, questo toglilo... Ho
intervistato i responsabili, ho messo dentro i controlli (intende: ho
scritto nel catalogo rischi che venivano eseguiti periodicamente
rilievi, ndr) e mi hanno detto che erano esistenti, quei controlli!».
Lo sfogo si trasforma in un secondo verbale: «Se tu mi dici ci
sono i sensori eh... che vanno a misurare... real time... eventuali
vibrazioni oltre certe fasce di pericolo e segnalano alla Direzione
di tronco queste vibrazioni... se avesse funzionato... potevano...
facciamo una verifica... limitiamo il danno!».
Ma i sensori non c'erano: «Mi ha detto il
maresciallo: "Ma lo sa che questo qua (cioè il sensore, ndr)
non esisteva?"».
L'ultima parte dell'intercettazione focalizza un dato su cui le
indagini si sono più volte soffermate, la rimodulazione del «rischio
crollo» dal 2013 al giorno del disastro. Nella prima versione del
Catalogo l'eventualità era messa in relazione «a ritardati
interventi di manutenzione».
Successivamente quella voce così problematica è stata
ricalibrata, come certificano le carte acquisite dai militari del
Primo gruppo agli ordini del colonnello Ivan Bixio.
Nel 2015 è contemplato il «rischio crollo» generico
e nel 2016 non è più collegato agli eventuali «ritardati
interventi nelle manutenzioni», ma a una molto più vaga «perdita
di funzionalità statica».
Roberto Salvi nomina tre responsabili degli audit interni
di Atlantia-Autostrade che avevano all'epoca facoltà d'intervenire
sui dossier (Simone Bontempo, Marco Pace e Concetta Testa,
sentiti dagli inquirenti ma mai indagati) e pone una domanda netta:
«Perché prima si diceva rischio crollo del Polcevera (intende il
Viadotto Polcevera) in caso di ritardata manutenzione e poi è
sparito?».
In un passaggio precedente aveva invece rivelato il suo pensiero
sugli alti dirigenti: «Questi vogliono fare i direttori... pigliarsi
la macchina tremila di cilindrata... pigliarsi i soldi e poi dopo non
vogliono pigliarsi le... Ma rispondessero pure loro!».