venerdì 23 aprile 2021

2021-04-16 da il Secolo XIX Crollo del Morandi " La Intercettazione "

Crollo del Morandi, l’intercettazione: “Ho chiesto: rischiamo catastrofi? Hanno indicato il ponte di Genova sul pc”

Il colloquio tra Roberto Salvi e il padre Luciano è stato acquisito dagli inquirenti. Il primo per Atlantia aveva compilato il catalogo rischi nel 2013: “Io non ero mai andato a Genova, mi dicevano che c’erano sensori e controlli e i dirigenti sapevano”



Matteo Indice 16 Aprile 2021


Genova – Il Ponte Morandi, cinque anni prima della strage, era considerato una potenziale «catastrofe», da inserire come tale nei cataloghi di rischio compilati da Autostrade per l'Italia e da Atlantia. E quel pericolo legato a «ritardate manutenzioni» è stato edulcorato negli anni da manager i cui nomi vengono ora snocciolati al telefono.

Questi dettagli emergono da una delle intercettazioni che l'altro ieri sono state formalmente ammesse nel processo sulla strage del 14 agosto 2018 (43 vittime). La conversazione selezionata dagli inquirenti è fra Roberto Salvi e il padre Luciano. Salvi (mai indagato) è uno degli estensori materiali, in qualità di membro dell'audit Atlantia, dei cataloghi nei quali erano classificati i pericoli per ciascuna delle infrastrutture gestite sulla rete Aspi.

Telefona al padre il 28 marzo 2019 alle 7.01, dopo un lungo confronto con la Finanza: «Bene che ci sia la segretezza... nel mio caso, se avessero dato al legale di Autostrade una copia del mio interrogatorio... sicuramente avrebbe fatto un bel giro di mani, capito?».

Spiega d'aver rischiato un contro-esame aziendale e il padre lo interrompe: «Infatti, perché entrano in gioco anche quegli str... il management». E Roberto: «Questi potevano fare le verifiche, perché non le hanno fatte? ...Diranno: "Perché ho avuto altre priorità", perfetto! Chi te le ha date le altre priorità? Capisci? Se tu avevi contezza che questi erano dei rischi alti (intende quelli che si correvano per il Morandi, ndr), con che criterio si è fatto questo e non si è fatto quello? Devono rispondere!... Non si sono mai posti il tema, se questo rischio alto era il caso di fare delle verifiche ... Il catalogo viene poi addirittura approvato dentro il Comitato... possibile che nessuno alzava il dito e ha detto: signori, ma abbiamo preso tutti rischi alti in questo piano di audit?».

«Pensavo ci fossero i sensori»

Ripercorre poi ciò che ha spiegato ai finanzieri e che stava dietro la classificazione del Morandi, palesando come da tempo fosse il principale spauracchio. «Io non ero manco mai andato a Genova, a vedere questo ponte... mi hanno detto fai un'analisi sui rischi catastrofali, ho detto ok ma mi sono posto il problema... quali possono essere eh, non lo so... per esempio quello della caduta di un aereo sull'autostrada... che scavando scoppia una conduttura e tutti i lavoratori muoiono eh... magari un ponte che cade... Allora vado da quello che si occupa dei ponti: "Ma secondo te c'è qualche ponte... potrebbe esserci una catastrofe?».

E il collega rispose: «L'unica catastrofe è questo qua...». Insiste, Roberto Salvi: «Guarda, mi apre il computer, mi fa vedere (l'infrastruttura che viene mostrata è il Morandi, ndr)... "Vedi questo qua... passa sopra la ferrovia, sopra i palazzi e ti rendi conto da solo che se cade qualcosa..."..

Da quel momento lo abbiamo portato avanti come tema... né l'amministratore né nessun altro ha detto no, questo toglilo... Ho intervistato i responsabili, ho messo dentro i controlli (intende: ho scritto nel catalogo rischi che venivano eseguiti periodicamente rilievi, ndr) e mi hanno detto che erano esistenti, quei controlli!».

Lo sfogo si trasforma in un secondo verbale: «Se tu mi dici ci sono i sensori eh... che vanno a misurare... real time... eventuali vibrazioni oltre certe fasce di pericolo e segnalano alla Direzione di tronco queste vibrazioni... se avesse funzionato... potevano... facciamo una verifica... limitiamo il danno!».

Ma i sensori non c'erano: «Mi ha detto il maresciallo: "Ma lo sa che questo qua (cioè il sensore, ndr) non esisteva?"».

L'ultima parte dell'intercettazione focalizza un dato su cui le indagini si sono più volte soffermate, la rimodulazione del «rischio crollo» dal 2013 al giorno del disastro. Nella prima versione del Catalogo l'eventualità era messa in relazione «a ritardati interventi di manutenzione».

Successivamente quella voce così problematica è stata ricalibrata, come certificano le carte acquisite dai militari del Primo gruppo agli ordini del colonnello Ivan Bixio.

Nel 2015 è contemplato il «rischio crollo» generico e nel 2016 non è più collegato agli eventuali «ritardati interventi nelle manutenzioni», ma a una molto più vaga «perdita di funzionalità statica».

Roberto Salvi nomina tre responsabili degli audit interni di Atlantia-Autostrade che avevano all'epoca facoltà d'intervenire sui dossier (Simone Bontempo, Marco Pace e Concetta Testa, sentiti dagli inquirenti ma mai indagati) e pone una domanda netta: «Perché prima si diceva rischio crollo del Polcevera (intende il Viadotto Polcevera) in caso di ritardata manutenzione e poi è sparito?».

In un passaggio precedente aveva invece rivelato il suo pensiero sugli alti dirigenti: «Questi vogliono fare i direttori... pigliarsi la macchina tremila di cilindrata... pigliarsi i soldi e poi dopo non vogliono pigliarsi le... Ma rispondessero pure loro!». 


 

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