Da il Secolo XIX 23/04/2021
Morandi, a febbraio 2018 il documento inviato al Mit che sollecitava la chiusura del ponte: “Struttura in uno stato di degrado impressionante”
Genova - Il ponte Morandi "andava interdetto subito al traffico". E' quanto emerge dall'inchiesta sul crollo del viadotto autostradale chiusa ieri dalla procura di Genova. A scriverlo sono i pubblici ministeri basandosi su una comunicazione informale firmata da Antonio Brencich, il docente universitario membro esterno del Comitato tecnico del provveditorato alle opere pubbliche del Mit che, a febbraio 2018, aveva vagliato il progetto di rinforzo delle pile 9 (quella crollata) e 10.
I dirigenti del Mit ignoravano le condizioni del ponte
Brencich, scrivono i pm, descrive ai membri del Comitato l'ammaloramento del viadotto come "uno stato di degrado... impressionante, addirittura con la rottura di alcuni cavi metallici degli stralli". E ancora, uno "stato generale di degrado del calcestruzzo e delle armature dell'impalcato", "un pessimo stato di conservazione " e "una incredibile pessima prestazione del manufatto".
Questa comunicazione, ragionano i magistrati, avrebbe dovuto essere comunicata immediatamente agli organi pubblici di sorveglianza "affinché quella situazione di evidente rischio fosse resa pubblica e il transito veicolare fosse immediatamente interdetto".
Anche i dirigenti del ministero delle Infrastrutture, dal canto loro, avrebbero omesso qualsiasi tipo di sorveglianza. "Non procedevano - scrivono i pm - ad ispezioni e controlli diretti ma neppure richiedevano alla società concessionaria informazioni e documentazioni concernenti i lavori eseguiti e le condizioni dell'opera". In conseguenza "di questa totale ignoranza - si legge nelle carte - volontariamente perseguita, delle condizioni dell'infrastruttura più importante, complessa e fragile dell'intera rete autostradale, omettevano di adoperarsi affinché fossero rilevate e contestate alla società le sistematiche violazioni delle norme".
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