Ponte Morandi, «nel reperto 132 solo 5 trefoli su 464 non erano corrosi»
Su Repubblica Genova. Lo scrivono i periti del gip nella relazione discussa ieri durante il secondo incidente probatorio. Il reperto fa parte della pila 9, quella crollata il 14 agosto 2018
Nel reperto 132 del Ponte Morandi, la prova regina del degrado del viadotto crollato il 14 agosto2018, soltanto 5 trefoli su 464 non erano corrosi. E’ scritto nella perizia del gip, presentata ieri nel secondo incidente probatorio sulla tragedia che ha portato alla morte di 43 persone. Lo racconta Repubblica Genova.
Il reperto 132 è la parte che si trova in cima al tirante della pila 9, quella ceduta nel viadotto, portandolo al collasso. All’interno ci sono i trefoli di acciaio, costituiti a loro volta da fili.
“Secondo gli esperti il grado di corrosione riscontrato nei trefoli non è omogeneo: si va da una percentuale molto alta in alcuni punti, considerata assolutamente critica per lo stato di salute della struttura, ad altre più basse che non ne avrebbero compromesso la tenuta”.
La causa dell’ammaloramento dipende anche da un difetto di costruzione, che è l’aspetto su cui naturalmente puntano i legali degli indagati di Autostrade e Spea. Ammaloramento, peraltro, già emerso nel corso del primo incidente probatorio.
Ilnapolista © riproduzione riserv ata 19 Febbraio 2021
Ponte Morandi, concluso l’incidente probatorio: il viadotto crollò per la corrosione dei tiranti
La tragedia fu causata dal cedimento del tirante della pila 9, escluse altre concause. Il presunto difetto di costruzione avrebbe potuto essere corretto con un’adeguata manutenzione
La causa del crollo del Ponte Morandi, il 14 agosto del 2018, fu la corrosione degli stralli.
Non ci fu alcuna concausa come la caduta della famosa bobina da un camion in transito. E’ il risultato a cui è arrivato il secondo incidente probatorio sulle cause della strage che uccise 43 persone, conclusosi ieri.
Il difetto di costruzione a cui si sono appellati i difensori di Autostrade e Spea, se pure ci fosse stato, avrebbe potuto essere corretto con un’adeguata manutenzione, che invece è mancata.La tragedia fu causata dal cedimento del tirante della pila 9, escluse altre concause. Il presunto difetto di costruzione avrebbe potuto essere corretto con un’adeguata manutenzione
Le conclusioni dell’udienza sono riportate dal Secolo XIX.
Secondo i periti, la causa del crollo resta il cedimento di uno strallo, ovvero la sommità di un pilone. L’anima in acciaio, circondata dal calcestruzzo e quindi non visibile dall’esterno, si è progressivamente corrosa, fino a spezzarsi e a generare l’effetto domino che ha disintegrato il ponte.
A cedere, nello specifico, è stato il tirante della pila numero 9, lato mare.
Con la chiusura dell’incidente probatorio, la prossima tappa legale è il 3 marzo, quando, nella cosiddetta “udienza stralcio”, si deciderà quali intercettazioni si possono ammettere e quali no.
ilnapolista © riproduzione riserv ata 21 Febbraio 2021
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